NICHILISTA A OLTRANZA
Amava i paradossi, i pensieri fulminanti, che alimentava con letture diverse o attenti ascolti di trasmissioni radiofoniche, annotandoli su agende e fogli sparsi...
Niente da prendere sul serio! Tanto meno quello che sto pensando. Tutto ha valore soltanto perché il proprio essere, così come è composto, reagisce. E ognuno reagisce come le proprie cellule consentono. Pensa, teorizza, inventa, compone, come gli è stato programmato… Il gioco è tanto vasto che cercare di capire chi muove i fili è vietato, così come è vietato entrare in contatto con chi decide (una sola volontà o più volontà?) di cambiar direzione ad una fila di formiche che stai tormentando.
Non ci apparteniamo se non per consumarci vicendevolmente.
Non ci avviciniamo se non per antropofagia.
Non ci conosciamo se non per distruggerci.
Il consumismo non è di oggi ma dall’origine del tempo.
La catena alimentare è nata prima della biologia.
La vita si è sacralizzata perché la Morte, insaziabile, vivesse.
La Morte che muore e che porta al nulla è la sola logica Protagonista che conclude con sé il folle gioco dell’inutile.
Nel frattempo la Vita, Luce, Vento, Acqua, fiori, cielo, giorno, motte ti rende poeta. Ti impegna e ti fa desiderare il riposo.
Ti consente di inventare e inventare l’arte, la patria, la famiglia, l’onore, la morale, la giustizia e più inventi più frantumerai la tua interezza (?) Avrai miliardi di sfaccettature quanti sono i tuoi ricordi o le programmazioni subite. Sarai sminuzzato in tanti frammenti e sarà come se ti fossi moltiplicato in tante parti di te stesso.
E ogni parte sarà autonoma, volta per volta, con pensieri, convinzioni diversi dall’ “uno” originario, pronto per le nuove e molteplici percezioni che ti arricchiranno quotidianamente. E su ogni argomento dirai la tua con la prosopopea di chi ha le chiavi del codice del tutto.
La giornata sarà ricca e animata e ci stancheremo di riposarci poi, la notte e riprendere il giorno dopo, alacremente, col grembiulino dell’asilo a balbettare la nostra esistenza per tot tempo e non più perché la Morte, il Nulla e l’Inutile hanno fame…
13 maggio ‘84
ARCHITETTO MANCATO
Il rapporto di Gianni De Luca con l'accademia fu subito chiaro. Apprese con rapidità quello che doveva apprendere sul piano teorico: un notevole bagaglio di conoscenze. Sul piano pratico il fatto che i suoi lavori d'esame furono "sfregiati" dal professore di turno (l'architetto Enrico Del Debbio) perché non li ripresentasse alla sessione successiva, non fu per lui tollerabile, visto che altri lavori gli venivano invece pagati. Fu il motivo per cui lasciò indignato la Facoltà. Un architetto in meno, un fumettista in più. A meno di vent'anni.
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PESSIMISTA IRONICO E DISINCANTATO
De Luca aveva il gusto della riflessione disincantata e quasi cinica. I suoi esercizi di polemista si ritrovano non solo nei suoi fogli d'agenda, ma anche nelle minute di lettere indirizzate ad amici, colleghi, direttori, ammiratori. Del genere umano aveva una considerazione "spietata", nel bene e nel male. Non si illudeva della bontà dell'uomo, eppure venerava fino alle lacrime le opere dell'ingegno e dell'arte.
Al mondo non esistono buoni o cattivi.
Chiamiamo buoni quelli che non riescono a esser cattivi.
Marzo ‘84
UN TENERO FAN E LA SUA LETTERINA ALLA REDAZIONE DE "IL GIORNALINO"
Caro Giornalino, io sono un bambino di 10 anni e sono abbonato a meraviglia che mi piace tanto, e più amiro molto le avventure del commissario Spada Eugenio.
Vorrei che venisse a trovarmi e stare a pranzo da me e la mia famiglia, che è composta dal babbo, la mamma e due sorelle, una più grande una più piccolina, vorrei che portasse anche Mario.
Io abito a Firenze, via San Gersole 1 Monte Oriolo.
Srcivimi e fammi sapere quando viene.
Sinceri saluti da Mauro.
Molti adolescenti degli anni settanta sono cresciuti con le avventure del Commissario Spada. De Luca aveva ben presente che il suo pubblico fosse costituito soprattutto di giovanissimi in formazione e proprio questo lo induceva a dare il meglio di sé: era consapevole cioè che, tramite il fumetto, stava contribuendo allo sviluppo del gusto estetico di una generazione, indipendentemente dalla professione o dal mestiere che questi ragazzi avrebbero svolto da adulti. Era consaepvole che proprio la mancanza di una seria educazione all'immagine costituiva - e purtroppo ancora costituisce - una delle più gravi lacune della scuola italiana. Uno di questi giovanissimi, oggi professore di fisica al Politecnico di Milano, all'epoca appassionato lettore soprattutto di Paulus, ha confessato di avere ben compreso, fin da ragazzo, quanto avrebbe potuto godere di quella storia anche se gli fosse stata raccontata attraverso disegni molto più semplici e sbrigativi, e che all'epoca avvertì al contrario nettamente che la cura, la precisione, la passione contenute in quelle vignette fossero destinate precisamente a lui...
UNA FIRMA D'ECCEZIONE
La prima edizione in volume di Shakespeare a fumetti per i tipi della San Paolo portava l'introduzione di Diego Fabbri. Ecco il manoscritto originale e la lettera di accompagnamento con cui Fabbri inviava il suo testo alla redazione de "Il Giornalino"